Un'avventura dietro ogni foto

Ogni immagine dei Notturni porta con se' una storia, il ricordo di un'avventura o di un'emozione particolare che la rende unica tra le notti passate con lo sguardo all'insu' sotto i tanti cieli stellati che ho potuto ammirare.

In questa sezione voglio raccontarle, soprattutto per mia memoria, oltre che per condividerle col visitatore che ha voglia di immaginarle, entrando per un poco nella foto e facendo sparire tutto il resto.

(Cliccare sulle immagini per visualizzarle)

 

Il tramonto di Venere sul mareTramonto di Venere sul mare

Non si direbbe, ma questo scatto del tutto inaspettato nasce cosi: ho visto la scena con la coda dell'occhio mentre guidavo sull'Aurelia, ha attirato la mia attenzione e mi son subito precipitato verso la spiaggia buia piu' vicina, in una stradaccia alla periferia di Ladispoli, ho montato il treppiede sono andato per scattare e... mi sono accorto che la scheda di memoria era piena, non potevo cancellare nulla e avevo dimenticato a casa quella di riserva!

Erano quasi le otto di una sera di dicembre e Venere era gia' a pochi gradi dall'orizzonte... ho buttatto il treppiede in macchina cosi' com'era, mi son lanciato sulle strade di Ladispoli e per un pelo son riuscito ad entrare in un negozio (tabaccaio, bar, altro, non saprei) sul punto di chiudere e che per fortuna aveva una piccola CF-card da 256Mb!

Sono volato nuovamente verso la mi stradina, facendo decisamente cambiare idea a una coppietta che vi aveva appena parcheggiato, riposizionato il treppiede, caricato la scheda e finalmente scatatto la foto!

Ancora due minuti e avrei perso Venere dietro le nuvole sull'orizzonte...

 

La chiesetta di NeidenNeiden, come in una fiaba

Con Andrea scopriamo la meravigliosa chiesetta di Neiden per caso, seguendo un cartello che ci ha incuriositi mentre guidavamo verso Kirkenes, e' gia' buio e fotografiamo la chiesa e il suo cimitero illuminati, ma ci piacerebbe vederla senza luci come primo piano di una bella aurora boreale...

Cosi' il giorno seguente torniamo alla chiesa in cerca del parroco, ma e' chusa e il villagio di Neiden e' completamente deserto. Vediamo in uno slargo un'insegna con una lettera "i", ma non si capisce a quale edificio corrisponda, cosi' proviamo a bussare ad una porta, non c'e' risposta, ma la porta e' aperta, entriamo e chiediamo se vi sia qualcuno, viene quindi alla porta un signore in pantofole al quale spieghiamo che siamo fotografi e vorremmo riprendere la chiesa di notte, e' molto gentile e ci indica la strada per la casa del sagrestano, "...prendete a sinistra una stradina in discesa e continuate fino al fiume, girate a destra e trovate la seconda casa piu' vicina alla riva", nel frattempo lo avrebbe avvertito del nostro arrivo. Ciincamminiamo, tutte le strade sono completamente coperte di neve e cosi' il fiume che stentiamo a riconoscere, ma il nostro sagrestano e' gia' li' fuori di casa che ci viene incontro. Viene in macchina con noi, ci dice di portarlo fino alla chiesa cosi' ce la fara' visitare e ci spegnera' le luci per la notte! E' l'ultimo di quattro generazioni i sagrestani, ci apre la chiesa e ci mostra le foto dei suoi predecessori e dei vari parroci della chiesa. E' una chiesa interamente di legno, fabbricata in Svizzera e poi smontata e rimontata qui un secolo fa. Lo stile e' quello vichingo, con le teste al posto dei capitelli e sui braccioli delle panche di legno, dentro ci sono delle stufe, ma ci racconta che fino a poco tempo fa non ce n'era bisogno, visto che tutti si vestivano con cappotti di renna, particolarmente caldi, che ora sono vietati. Cosi' ci spegne tutte le luci, tranne quella del tabernacolo e declina la nostra offerta di riaccompagnarlo a casa, camminera' lungo il fiume, un po' di moto gli fa bene, ...a 15 gradi sotto zero!

 

 

L'antica MonteranoVia Lattea sull'acquedotto romano

Estate 2011, con l'amico Riccardo e le nostre famiglie andiamo a fare una gita ai ruderi dell'antica citta' di Monterano, ora Canale Monterano, presso il Lago di Bracciano: e' cosi' bella che decido di ritornarci la notte per ritrarre la Via Lattea sullo sfondo dello scenario dei ruderi.

Sono da solo e mi hanno ben preparato: "...sei matto ad andare da solo, ci sono i lupi e i cinghiali!" percio' un minimo di suggestione ce l'ho, ma per fortuna al mio arrivo un bellissimo maremmano mi fa strada davanti alla macchina fino all'imbocco della mulattiera che dovro' fare a piedi. Scendo dalla macchina e Bianco, l'ho chiamato cosi', mi precede e mi accompagna fino all'aquedotto romano, di rara bellezza cosi' collocato in una gola tra una collina e il borgo medievale.

Col sottofondo di una esagerata discoteca in uno dei paesi cirostanti, comincio a fotografare e Bianco si accovaccia sotto al treppiedi, non senza aver preteso una ricca dose di carezze e abbracci, che cane meraviglioso, sono davvero contento che sia li' con me, cosi' non sto da solo!

Proseguo la mulattiera verso la piana della Chiesa si San Bonaventura, ma Bianco e' andato via (peccato!) ed e' qui che d'un tratto, voltando la strada verso destra, capita un incontro indesiderato: la mia torcia ilumina in pieno il faccione di una mucca maremmana, anch'essa bianca, con delle corna enormi a forma di calice e una corporatura massiccia...

Con un balzo mi porto dietro l'albero piu' vicino, abbastanza basso e inclinato da poterci, se fosse il caso, saltarci sopra: con lo stomaco stretto come una morsa mi riaffaccio per controllare quella mucca, che la paura mi imponeva di considerare un feroce toro: era scappato un po' piu' in la, ma continuava a fissarmi e a dominare il pianoro che mi separava dalla chiesa che volevo fotografare.

Come se non bastasse un rumore improvviso alle mie spalle mi fa nuovamente sobbalzare: erano due cavalli liberi di cui non mi ero accorto che brucavano strappando rumorosamente l'erba dal terreno con un rumore che poteva sembrare, in quelle condizioni, il ronfo di un chinghiale!

Che fare? Non era il caso di provare a fare amicizia con quelle bestie, restava solo da aspettare: il bove a un certo punto di allontano', continuando tuttavia a piantonare il pratone e lo stomaco si rilasso' quel tanto che bastava per consentirmi di andare avanti. Raggiunsi la chiesa, individuai la mucca, che sembrava sparita, con una foto a lunga esposizione e cominciai a fotografare il rudere, con un occhio alla macchina fotografica e l'atro alla bestia!

Di ritorno sbagliai prendendo la strada piu' lunga che pero' mi porto' sotto il paese di Tolfa proprio un quarto d'ora dopo il sorgere della Luna: vidi la scena riflessa per una frazione di secondo nello specchietto retrovisore, mentre percorrevo una curva della strada che scendeva fino a Civitavecchia. Ci pensai un secondo. Ero stanco morto, ma la scena intravista era spettacolare: mi invertii appena possibile e nuovamente fermai la macchina e nuovamente mi ritrovai in mezzo ai campi, davanti a una scena che solo parzialmente questa foto riesce a riprodurre.

 

Notte all'Arches ParkNotte all'Arches Park

Con Alessio mi inoltro nel bellissimo Arches Park, in America, in cerca del Turret Arch, un arco i roccia che avevamo gia' visto di giorno, da dove vogliamo eseguire una foto stereoscopica della rotazione del cielo. Abbiamo due ore prima che la Luna piena sorga, non e' molto ma siamo convinti che verra' bene lo stesso. Piazziamo i treppiedi, regoliamo le macchine fotografiche (la vecchia Seimax a pellicola!) e scattiamo, poi nell'attesa ci sdraiamo sulle rocce a vedere la Via Lattea col binocolo, cenando a panini.

Peccato che dopo appena un'ora vediamo sorgere la Luna! Evidentemente abbiamo sbagliato i conti... che fare? Decidiamo di lasciar trascorrere un altro quarto d'ora per avetre almeno il paesaggio illuminato dalla Luna (con l apellicola non si poteva certo vedere il risultato prima di svilupparla!), la rotazione sara' piu' corta ma l'immagine piu' colorata!

Torniamo in albergo e il gestore, vedendoci coi treppiedi e le borse fotografiche, ci chiede dove fossimo andati, gli raccontiamo e a quel punto esclama: "...ma di notte all'Arches Park ci sono i serpenti a sonagli!".

 

 

San GalganoNotte a San Galgano

Guardare il cielo notturno dall'interno di San Galgano e' un'emozione molto forte, specialmente alla fine della notte aspettando l'aurora. Normalmente di notte la basilica e' chiusa, ma e' gestita da un gruppo di ragazzi dell'adiacente convento la cui gentilezza devo ringraziare per averci lasciato la porta socchiusa per una notte e averci spento le luci.

Di notte l'intero complesso mette un po' di timore, del tutto isolato in mezzo ad un'ampia radura; l'interno della chiesa e' esageratamente illuminato da potentissimi fari interrati che bruciano ogni falena che si trova a passarvici sopra, un'illuminazione eccessiva anche dal punto di vista artistico, che acceca la vista e nasconde il cielo stellato fino all'una di notte quando, finalmente, li spengono.

Sono qui con Eva che mi attende in macchina non senza paura, scelgo per l'inquadratura il fish-eye rivolto allo zenith dal centro del transetto, che mi permette di avere la Polare al centro di una finestra laterale; l'intensa illuminazione rende difficilissimo scorgerla nel mirino della macchina fotografica e mi costringe ad una doppia esposizione per equilibrarne l'effetto con quello del fondo cielo.

Le alte mura dell'impressionante rovina mettono soggezione e delimitano uno spazio preferenziale nascondendo alla vista piu' di meta' del cielo da ogni lato dell'orizzonte, facendolo cosi sembrare ancora piu' scuro e le stelle ancora piu' intense, un effetto che si evidenzia anche tra le pareti di roccia in mezzo alle montagne che nascondono tutto l'inquinamento luminoso dando l'impressione di un maggior contrasto del cielo.

Al mattino le prime luci dell'alba risvegliano una inaspettata moltitudine di uccelli che, avendo passato la notte in cima alle mura, fanno un chiasso assordante con i loro versi che echeggiano per tutta la chiesa e le cose che fanno cadere dall'alto mentre spengo la rotazione in polare e scatto la foto dell'aurora (Gotico).