Il cielo in una stanza

Una nuova tecnica di disegno astronomico dal sorprendente realismo
per raccontare il fascino dell'osservazione visuale.

Gianluca Li Causi

10 Aprile 1994

Abstract:
In questo articolo si propone una tecnica di disegno astronomico del tutto innovativa in grado di risolvere numerosi problemi delle tecniche convenzionali, e soprattutto caratterizzata da uno straordinario realismo che riesce a riprodurre fedelmente la stessa sensazione percettiva dell'osservazione visuale. Dopo un a breve introduzione, viene illustrato il fenomeno della fotoluminescenza e successivamente la tecnica del disegno viene descritta in dettaglio. Infine vengono riportati in appendice numerosi riferimenti bibliografici e commerciali sulla reperibilità dei materiali usati.

 

"M'illumino d'immenso"
Giuseppe Ungaretti

Fino al secolo scorso tutti i più grandi astronomi e scienziati erano anche, necessariamente, dei bravi disegnatori.

Oggigiorno con l'uso della fotografia e in seguito dei CCD, che permettono una sensibilità e una precisione notevolmente superiori alle capacità dell'occhio umano, il modo di fare scienza è notevolmente cambiato, certamente con gran beneficio della qualità dei dati e soprattutto con la possibilità di standardizzare i risultati delle osservazioni in modo rigorosamente oggettivo.

E come sempre accade, non appena le nuove tecnologie diventano disponibili sul mercato, per i dilettanti si aprono nuovi attraenti orizzonti, e così l'ipersensibilizzazione, la pulsantiera computerizzata, il CCD, i filtri interferenziali, sono ormai cose comuni tra noi astrofili.

Tuttavia, questa pur meravigliosa corsa tecnologica ha portato lentamente ad un diffuso disinteresse degli astrofili verso l'osservazione visuale, specialmente quella del profondo cielo.

Quest'ultima resta quindi per quegli amanti del cielo ai quali piace ancora sdraiarsi semplicemente sotto la volta stellata ad ammirarne la bellezza, magari con un binocolo a portata di mano. E allora, se si trovano cieli ancora vergini o nottate particolarmente limpide, si rimarrà increduli nel riuscire a osservare quegli oggetti che la tradizione vuole tipicamente fotografici, come le nebulose Nord America e Pellicano con quella catena di piccole nubi oscure che le circondano, o l'intero anello della Velo e le sfuggenti nebulosità intorno a gamma Cygni, o ancora la Pipe nebula con il sovrastante corridoio oscuro che giunge fino alla rossa Antares... Il sogno di portarsi a casa un pezzo di quel cielo passa veloce nella mente... ma ahimé è irrealizzabile!

E allora l'osservatore del profondo cielo prende carta e matita e tenta di riprodurne la bellezza in un disegno, che possa riproporgli il più fedelmente possibile l'esperienza di quella nottata straordinaria.

Ma per quanto ben fatto un disegno non riesce a tanto: guardare un bel disegno non è la stessa cosa che osservare all'oculare!


Per questi motivi, di carattere estetico, ho sempre cercato di migliorare le tecniche di disegno astronomico, essendo spinto anche dal desiderio di unire la mia passione per la pittura con quella per l'astronomia.

Sin dalle prime esperienze di osservazione del profondo cielo mi resi conto che per il disegno astronomico era necessario trovare una tecnica che fosse specifica per l'osservazione notturna: gli studi sulla percezione dei colori dimostrano infatti che la sensazione visiva di un colore che emetta luce propria, come avviene per gli oggetti astronomici, non rientra nell'insieme delle tavole colorimetriche. E' quindi teoricamente impossibile riprodurre in un disegno la stessa impressione che si ha al telescopio. A meno che...
 

...il disegno non sia esso stesso luminoso!


La novità è proprio questa, usare del materiale luminescente al posto delle comuni matite: in questo modo il realismo sarà perfetto! Il "cielo in una stanza" da sogno irrealizzabile diventerà realtà!


Cliccare sul disegno per la galleria dei disegni fosforescenti

 

Il fenomeno della luminescenza

Un materiale viene chiamato luminescente quando ha la caratteristica di emettere luce propria di origine non termica. Per far questo deve essere dapprima attivato da una causa che gli fornisca in altra forma l'energia che poi viene emessa come luce, e questo in natura avviene sotto diverse modalità, che vengono classificate in due gruppi:

1) Luminescenza dovuta a trasformazioni interne: di tipo chimico (chemiluminescenza, come le aureole luminose che vendono ai concerti rock), biologico (bioluminescenza, come le lucciole), meccanico (triboluminescenza), per riscaldamento o per raffreddamento (termoluminescenza e crioluminescenza), per effetti elettrici (elettroluminescenza e catodoluminescenza, come lo schermo televisivo), per radioattività (radioluminescenza) o ultrasuoni (sonoluminescenza).

2) Luminescenza dovuta ad irraggiamento di energia luminosa: fluorescenza (come i pennarelli evidenziatori) e fosforescenza (come le lancette degli orologi).

E sono proprio questi ultimi due fenomeni quelli utili per il disegno astronomico.


La fluorescenza e la fosforescenza sono due fenomeni molto simili, infatti entrambi vengono attivati da una radiazione di grande energia, tipicamente raggi ultravioletti, e riemettono questa energia a lunghezze d'onda maggiori, nella banda dello spettro visibile. La differenza tra i due è che nel primo caso l'emissione avviene in modo praticamente istantaneo, mentre nel secondo avviene lentamente durante un periodo di parecchi minuti o anche ore, dopo la fine dell'eccitazione.

La fosforescenza venne scoperta nel 1602 dall'alchimista Vincenzo Casciarolo il quale ottenne in laboratorio un solfuro capace di emettere luce nel buio; solo in seguito, nel 1669, si scoprì il fosforo (dal greco phos= luce e phoros= portatore) che venne chiamato così proprio per le sue proprietà luminescenti. Tuttavia solo agli inizi del secolo, con la meccanica quantistica, fu possibile spiegare esattamente i diversi aspetti di questo fenomeno.

Nella fluorescenza un elettrone molecolare viene investito da un'onda elettromagnetica della radiazione ultravioletta ed assorbendone l'energia si sposta su un'orbitale più esterno, ma l'eccessiva energia vibrazionale improvvisamente acquisita dalla molecola viene dispersa in brevissimo tempo nell'ambiente, lasciando l'elettrone in un particolare stato instabile dal quale tornerà nella posizione originaria, emettendo un fotone di luce visibile, nel giro di una frazione infinitesima di secondo (fig.1).

 

Fig.1: Schema energetico dell'emissione per fluorescenza
Le due curve rappresentano l'energia dell'elettrone in funzione della distanza tra gli atomi della molecola, mentre le linee orizzontali all'interno delle curve sono i livelli di energia corrispondenti alle loro vibrazioni.
Un elettrone, situato nel primo livello di vibrazione dell'orbitale di partenza, viene colpito dai raggi ultravioletti e ne assorbe l'energia grazie alla quale viene spinto su un orbitale più esterno, in un livello di vibrazione elevato; da qui, come indicato dalle frecce piccole, perde energia fino a raggiungere lo stato di vibrazione più bassa. Ma questo è uno stato instabile, perciò l'elettrone ricade nell'orbitale iniziale, provocando un'onda elettromagnetica che sarà visibile come luce blu, se il salto è elevato, o come luce verde o rossa, se il salto è piccolo. Infatti la lunghezza d'onda della radiazione è tanto più corta quanto più il salto è energetico; ciò spiega anche perchè per l'eccitazione sono necessari gli ultravioletti, con lunghezza d'onda più piccola della luce visibile, infatti il salto di assorbimento deve ovviamente essere maggiore di quello di emissione, come si intuisce dallo schema.

Fig. 2: Schema energetico dell'emissione per fosforescenza
In questo caso un elettrone, che si trova inizialmente nel primo livello di vibrazione dell'orbitale in basso, viene colpito dai raggi ultravioletti e, grazie all'energia assorbita, viene spinto su un orbitale più energetico, in un livello di vibrazione più elevato; da qui, come indicato dalle frecce piccole, perde energia fino a raggiungere lo stato di vibrazione più bassa. Ma la struttura molecolare del materiale fosforescente è tale che la stessa energia corrisponde anche ad un orbitale intermedio più stabile, e quindi l'elettrone sarà costretto a spostarsi su quest'ultimo, secondo lo stesso principio per cui una pallina appoggiata sopra una palla più grande, non essendo in equilibrio, dovrà necessariamente cadere, rotolando sulla sfera sottostante.
Tale orbitale intermedio è molto stabile, e ciò permette all'elettrone di rimanervi per parecchio tempo, prima di ricadere nell'orbitale iniziale; questo è il motivo per cui la luce di fosforescenza può essere emessa anche molto tempo dopo la fine dell'eccitazione.
Poichè l'energia dell'orbitale intermedio può variare anche di molto, a secondo della struttura cristallina del materiale, anche la luce di fosforescenza può avere un qualsiasi colore dello spettro visibile, come abbiamo visto per la fluorescenza.

 

La stessa cosa accade per la fosforescenza, soltanto che in questo caso l'elettrone passa in uno stato intermedio dal quale la probabilità di ricadere sull'orbitale di partenza è estremamente bassa (si dice che la transizione è proibita), e ciò fa sì che gli elettroni non decadano tutti nello stesso istante, ma in modo casuale durante un tempo ben più lungo (fig.2).

Le più importanti ricerche sulla preparazione di vernici luminose e sul loro utilizzo furono condotte a cavallo della seconda guerra mondiale, come testimonia un'abbondante letteratura risalente a quel periodo (v. Appendice 3). Allora infatti era imposto il coprifuoco e quindi vietata qualsiasi luce che potesse essere scorta da lontano, così la fluorescenza e la fosforescenza trovavano largo impiego al posto delle lampade elettriche, poiché non producendo un fascio luminoso nell'aria ed essendo di lieve intensità, scomparivano alla vista oltre poche centinaia di metri; le loro principali applicazioni consistevano nelle scritte di emergenza e di segnalazione notturna per la circolazione, oltre ad essere largamente diffuse nelle vetrine pubblicitarie.
Ma dopo la guerra e fino ai nostri giorni, l'interesse commerciale per questi materiali è andato affievolendosi; in particolare la fosforescenza è oggi usata quasi esclusivamente per gli orologi, e questo ha reso piuttosto difficile reperire il materiale per il disegno.

 

L'osservazione visuale e il disegno astronomico

Dipingere fosforescente

Fig.3: Sullo sfondo delle stelle dell'Orsa Minore, sotto il cielo scuro del Gran Sasso, sto disegnando la Nebulosa di Orione in fosforescenza. Sulla sinistra si vede il Newton da 15 cm. con l'UltraWide da 8.8mm. La luce di Wood che illumina il disegno é sulla destra fuori dalla foto, per scattare la quale è stata anche accesa una luce rossa posteriormente.

Torniamo indietro al problema principale: cos'è che non va nelle consuete tecniche di disegno astronomico, per cui è necessario cercarne di nuove?

Come è naturale ogni tecnica ha i suoi pregi e i suoi difetti: la difficoltà di riprodurre la sensazione visiva dell'osservazione reale è un difetto comune a tutte, ma ve ne sono degli altri. Usualmente, a causa della sua praticità e facilità di esecuzione, si usa disegnare con una matita nera o un carboncino su di un foglio da disegno bianco, illuminato da una luce rossa. Ma nell'ambito dell'osservazione del profondo cielo, dove la tecnica luminescente trova la sua migliore realizzazione, questo modo di disegnare ha dei notevoli inconvenienti:
 

  1. E' il meno realistico di tutti, dovendo rendere le immagini in negativo, più scure sul foglio quanto più luminose appaiono al telescopio.
     

  2. La luce che illumina il foglio, sia essa rossa, come è errata consuetudine, o verde pallida come dovrebbe essere, deve in ogni caso essere sufficientemente intensa da permettere di apprezzare le deboli sfumature che si vanno via via disegnando, e questo provoca un continuo abbagliamento dell'occhio, che di solito viene sottovalutato ma che è assai deleterio al discernimento degli oggetti deboli.

  3. Il potere risolutivo dell'occhio a deboli livelli di illuminazione è piuttosto scarso, il che richiede di ritoccare il disegno a casa con gomma e sfumino per uniformare i segni della matita, impercettibili alla luce usata al telescopio, ma di pessimo effetto alla luce del giorno.

  4. Le stelle di diversa luminosità devono essere rese con cerchietti di diverso diametro, veri palloni se nel campo compaiono stelle luminose, mentre all'oculare tutte le stelle sono ugualmente puntiformi.


Al primo problema alcuni pongono rimedio usando matite o inchiostri bianchi su fogli da disegno neri, in tal modo si guadagna in realismo e si risolve anche parzialmente la questione dell'abbagliamento, essendo la superficie riflettente ridotta a piccole zone.
Ma la tecnica è più difficile e praticamente, per via della debole riflettività della matita bianca o del gesso, l'unica buona applicazione è la tecnica della puntinatura con inchiostro bianco di china, di bell'effetto e ben visibile anche alla luce del giorno, tuttavia la sfumatura continua non è possibile.
Inoltre quando si disegna in positivo si è spesso tentati di riprodurre anche le deboli tonalità di colore delle stelle e delle più brillanti nebulose, già percepibili con diametri intorno ai venti centimetri, e questo si rende impossibile perché il colore delle matite steso sulla carta nera, già poco intenso alla luce del giorno, è assolutamente invisibile alla luce debole che illumina il foglio; inoltre se quest'ultima non fosse perfettamente bianca i colori verrebbero comunque falsati.

Gli stessi problemi di abbagliamento si presentano ogni volta che è necessario consultare un atlante stellare, spesso bianco con gli oggetti celesti segnati in nero o addirittura in colore come sul Tirion, e il problema non è affatto risolto da quelli con stelle bianche su fondo nero, perché le scritte sono solitamente troppo piccole per essere leggibili con una luce debole.

La tecnica luminescente risolve tutti i problemi elencati, portando al massimo il realismo e a zero l'abbagliamento luminoso.

Abbiamo detto infatti che l'eccitazione del materiale luminescente avviene per mezzo di raggi ultravioletti, ma questi sono per definizione al di fuori dello spettro visibile; perciò una lampada UV può illuminare il disegno rimanendo invisibile all'occhio del disegnatore: non a caso è spesso chiamata "luce nera".


Lampada di Wood da 4 watt facilmente reperibile presso i più forniti negozi di elettricità.

La lampada UV o lampada di Wood è largamente usata per le più svariate applicazioni: dai laboratori biologici dove si usano, per sterilizzare gli strumenti, lampade di Wood ad onda corta che emettono sui 250nm e sono molto pericolose; alle comuni discoteche dove si usano quelle ad onda lunga con emissione intorno ai 360nm, che creano sui vestiti quella strana luminescenza, di notevole effetto insieme alle altre luci psichedeliche.
Quest'ultima, per nulla dannosa, anche se è sconsigliabile guardarla a lungo direttamente, è la lampada che uso per i disegni: la più piccola che ho trovato in commercio è a tubo fluorescente da 4 watt, e può essere inserita in una comune torcia elettrica per tubi fluorescenti; è inoltre consigliabile usare per l'alimentazione una pila ricaricabile, visto l'enorme consumo di queste lampade.

In realtà, come avrete già notato in discoteca, la lampada di Wood non emette esclusivamente nell'ultravioletto, infatti invece di essere invisibile si vede colorata di una luce viola piuttosto intensa. Usando un monocromatore ho potuto effettivamente misurare due righe di emissione nel visibile, una intorno ai 435nm ed una più debole verso i 403nm.
Questa luce residua non dà gran fastidio se l'intensità della lampada non è eccessiva, ma volendo annullare completamente l'abbagliamento ed ottenere un maggior contrasto sul disegno sarà opportuno schermarla anteponendovi un filtro di Wood, un particolare vetro molto trasparente nell'ultravioletto, ma che lascia passare solamente il 30% del viola estremo, dove l'occhio umano ha già una sensibilità bassissima. Personalmente ho preferito addirittura sovrapporre due pezzi di questo filtro, mantenendo comunque una sufficiente eccitazione della luminescenza, ma con una illuminazione nel visibile praticamente nulla, come si vede chiaramente dalla curva di trasmissione del filtro (fig.3).

Inoltre, come è esperienza di tutti, per poter disegnare comodamente, è necessario costruirsi un piano rigido adattabile ad un treppiede fotografico, fissare la lampada ad un braccio snodabile, e unire un pratico bicchiere per le matite o i pennelli ad una gamba del treppiede. Ma tutto questo se si usa una lampada di Wood dovrà essere rigorosamente nero alla luce ultravioletta: ciò non è scontato, infatti quasi tutti i materiali sono leggermente fluorescenti, come si può facilmente osservare illuminando con questa lampada una stanza buia.
Perciò il piano da disegno deve essere dipinto di nero opaco, così come l'asta che sorregge la lampada stessa, il fondo bianco della lampada, ed ogni altra cosa che entra nel fascio di luce, compresa la superficie laterale delle matite o dei pennelli; inoltre è bene schermare lateralmente il fascio in modo che non colpisca altri oggetti. Anche la pelle delle mani è fluorescente, a causa, in parte, di piccole particelle di sapone che vi rimangono dopo averle lavate; così è preferibile usare dei guanti scuri, possibilmente anch'essi tinti di nero.
In ogni caso, d'inverno i guanti sono indispensabili per proteggersi dal freddo, ma poiché per disegnare è necessaria una notevole sensibilità alle dita, questi ultimi devono essere anche sottili: per mia esperienza i guanti in "pile" (leggi: "pail"), ben noti agli sciatori, sono i migliori in quanto a protezione dal freddo e sottigliezza del tessuto.

 


Fig. 3: Confronto tra la sensibilità dell'occhio umano e la curva di trasmissione del filtro di Wood, misurata con uno spettrofotometro.
In ascissa è riportata la lunghezza d'onda in nanometri, mentre le due scale di riferimento sulle ordinate si riferiscono rispettivamente alla risposta relativa dell'occhio umano in visione notturna, e alla percentuale di luce trasmessa dal filtro.
Come si vede chiaramente, la trasmissione del filtro è nulla su tutto lo spettro visibile, tranne in una piccola zona nell'estremo viola, dove comunque resta inferiore al 30%. Il massimo della trasmissività cade proprio intorno ai 360 nm e coincide con la massima emissione della lampada di Wood. La curva più bassa corrisponde invece alla sovrapposizione di due filtri di Wood: è evidente come in questo caso la trasmissione del viola scende sotto il 9%, aumentando così il contrasto con l'ultravioletto di un fattore due. (Cortesia Prof. M.Castagnola, Istituto di Chimica e Chimica Clinica, Univ. Cattolica del Sacro Cuore)

 

 

La tecnica e i materiali

Vediamo ora dove si trova e come si usa il materiale luminescente. Cominciamo con la fluorescenza che è di più facile reperibilità e utilizzazione.

In qualsiasi cartoleria è possibile trovare pennarelli evidenziatori variamente colorati, i quali possono essere utili per scrivere sul disegno i dati tecnici, o la descrizione dell'oggetto sul brogliaccio di osservazione, ma non sono adatti per dosare i chiaroscuri.

Fortunatamente in alcuni colorifici e cartolerie più forniti si trovano anche delle matite evidenziatrici, anch'esse di vario colore, che avendo la consistenza di un comune pastello si prestano invece molto bene allo scopo. Tuttavia tra i vari colori disponibili non esiste il bianco, che ovviamente è proprio il colore che ci sarebbe utile per riprodurre la lucentezza delle stelle e il tono neutro della maggior parte delle nebulose.

Per aggirare questo ostacolo bisogna ricorrere ad una terza ed ultima classe di materiale fluorescente: esistono infatti anche i colori acrilici fluorescenti con una gamma cromatica ben più ampia e dalla fluorescenza più intensa, anche se ho trovato una sola ditta che produce il bianco: la Ferrario, nella serie di colori "Cril Fluor".

Questi colori possono essere diluiti con acqua ed usati direttamente col pennello, ma come spiegherò più oltre ho trovato questa tecnica un po' scomoda per l'astronomia. Non resta quindi che autocostruire una matita bianca, usando il materiale acrilico del bianco Cril Fluor, come descritto nel riquadro. Tuttavia il colore di luminescenza è di solito un po' diverso da quello per riflessione, e infatti il bianco acrilico mostra una luminescenza decisamente bluastra: per avere il vero bianco bisogna aggiungervi almeno 2 o 3 millilitri di giallo fluorescente; la giusta miscela va trovata per tentativi.


Per la fosforescenza invece le cose non sono così facili: una vernice fosforescente dalla luminescenza verdina, prodotta dalla ditta italiana UCIC, può essere trovata non senza difficoltà in alcuni negozi di colori o ferramenta, in barattoli da 50ml e ad un prezzo relativamente basso. Altro materiale fosforescente, sotto forma di una polvere luminosa dal solito colore verde pallido, viene prodotto dalla Sericol e può essere disponibile presso negozi di fornitura per serigrafia, dove si possono anche ordinare dei grandi fogli fosforescenti autoadesivi, sempre della stessa ditta.

Purtroppo però, non esistono matite o pennarelli fosforescenti, e soprattutto non esistono altri colori oltre il solito verdino delle lancette dell'orologio.

Ma come la letteratura francese menzionata all'inizio illustra dettagliatamente, la fosforescenza è possibile in tutti i colori dello spettro: nella prima metà del secolo, secondo queste fonti, esistevano parecchie ditte che producevano colori fosforescenti ed anche inchiostri da stampa, matite, fogli di carta, e tantissimi altri prodotti.

Per ragioni che mi sono ancora sconosciute, con la fine degli anni '50 finisce anche la letteratura su questo argomento, e finora non sono riuscito a trovare una ditta che produca oggi materiali fosforescenti di altri colori. Sarebbe molto importante trovarli perché mescolandone opportune quantità si potrebbe ottenere un'emissione in luce bianca.

Per ora quindi ci accontenteremo del verde.

La vernice fosforescente che si trova in commercio è simile ad una tempera e può essere usata direttamente in questa forma, oppure essere diluita con acqua per rendere le sfumature. Personalmente ho trovato questa tecnica molto difficile, infatti alla difficoltà propria dell'acquarello si aggiungono diversi inconvenienti pratici: innanzi tutto non esiste una carta da aquarello nera; d'altra parte è necessario avere una superficie da disegno che tenga bene l'acqua senza inzupparsi ed eviti scolature, e che al tempo stesso sia nera alla luce visibile e agli UV. Per questo scopo va benissimo la carta velluto nera autoadesiva, stesa su di un cartone rigido che sopporti bene l'umidità della notte. Per quanto riguarda l'acqua per la vernice, sarà necessario aggiungervi dell'anticongelante, altrimenti nelle nottate più fredde il disegno diventerà presto una lastra di ghiaccio e non potrà essere terminato. Infine sarà utile, per riconoscere i pennelli nel buio, segnarli con dei puntini fosforescenti secondo la loro larghezza.

Tuttavia, anche avendo risolto questi inconvenienti, è piuttosto scomodo maneggiare al buio con guanti, pennelli, stracci e vaschette. Si deve poi considerare che la vernice è luminosa, perciò ne basta pochissima per essere subito visibile e questo rende molto difficile riprodurre le tenui luminosità degli oggetti del profondo cielo. Del resto l'acquarello non è la tecnica più adatta per rappresentazioni di tipo fotorealistico, come di solito si chiede a un buon disegno astronomico; a meno di non essere veri artisti e tentare un'astronomia impressionistica! Sarebbe molto interessante.


Anche in questo caso perciò sarà opportuno autocostruire una matita fosforescente, senz'altro più comoda e facile da usare nel rendere le sfumature più deboli. Per far questo si può usare il materiale stesso della vernice oppure comprare la polvere fosforescente della Sericol e seguire le indicazioni nella Appendice 2.

La matita è più maneggevole e gli errori possono essere facilmente corretti al momento stesso dell'osservazione con un carboncino, per attenuare un dettaglio reso troppo luminoso, o con un pennarello nero, qualora si dovesse cancellare completamente una parte del disegno.

La gomma e lo sfumino sono invece da sconsigliare perché lasciano sbaffi e velature indesiderate, che restano visibili per via della luminescenza del materiale.

Queste stesse indicazioni valgono per i disegni fluorescenti, i quali, anche se hanno il neo di esser ben visibili solo alla luce di Wood, hanno però il vantaggio del bianco e dei colori, oltre ad una maggiore luminosità, e possono essere usati più efficacemente per ritrarre la Luna o i pianeti nei loro colori come appaiono al telescopio.


Per quanto riguarda la superficie del disegno, anche per le matite la carta velluto è particolarmente indicata, perché permette se appena sfiorata, di ritrarre col giusto tono e con molta facilità anche le nebulosità più deboli, come potrebbero essere ad esempio la Rosetta o la Nord America. Questo è infatti impossibile su un cartone nero, perché la sua superficie è rigida e quindi basta sfiorarla per lasciarvi già un segno netto e luminoso. L'unico difetto della carta velluto è che il disegno è bruttissimo se visto in luce diurna.

Per fare un disegno che si veda bene anche di giorno è però molto meglio usare, al posto del velluto, la comune fodera nera, stesa anch'essa su un supporto rigido, al quale viene fissata interponendovi un foglio di carta biadesiva. Disegnare su questa superficie è più difficile, ma si ha un grande vantaggio poiché rende meglio non solo di giorno, ma anche alla luce di Wood: infatti essendo liscia non vi resta attaccata la polvere, che è molto fluorescente e fastidiosa, e inoltre agli ultravioletti è molto più scura del velluto.

In conclusione si userà la carta velluto nera per l'aquarello e per i disegni fosforescenti che hanno ampie aree di debole luminosità, e la fodera nera per quelli fluorescenti e per i disegni visibili di giorno.

Per stendere uniformemente la fodera ed evitare pieghe indesiderate, il modo migliore è arrotolarla su un tubo di cartone per poi srotolarla lentamente sopra il biadesivo, che sarà già stato steso sul cartone con lo stesso metodo.

E' bene inoltre che la superficie laterale della punta delle matite sia colorata di nero col carboncino, perché essendo molto luminosa abbaglierebbe l'occhio e impedirebbe di vedere le deboli sfumature che si devono tracciare. In effetti si potrebbe pensare di fare una matita apposta per le zone deboli mescolando del carboncino alla polvere luminosa al momento della fabbricazione.


Vediamo ora come si può fare per disegnare le stelle. Per far questo le matite non sono certo gli strumenti più adatti e meno ancora lo sono i pennelli; bisogna invece costruire un apposito dosatore come viene descritto nella Appendice 1.

Con questo strumento si riescono a disegnare stelle piuttosto piccole e di varia luminosità, e questo riesce particolarmente bene con la vernice fluorescente, che essendo composta da una polvere finissima, può passare attraverso un foro più piccolo e permette delle stelle veramente puntiformi. Purtroppo la luce di fluorescenza e di fosforescenza non è molto intensa, per questo sarà difficile rendere bene le stelle molto luminose, per le quali si dovrà a volte rinunciare alla perfetta puntiformità .


Se vogliamo davvero ottenere la perfezione non dobbiamo però dimenticarci del fondo cielo. La presenza in un disegno fosforescente della luminosità del fondo cielo, che magari termina con il cerchio nero del diaframma di campo dell'oculare, dà un contributo veramente notevole al suo realismo, ed è elemento essenziale nei disegni panoramici, di cui parlerò più oltre.

Per stendere sul foglio un debole strato luminescente in maniera uniforme, l'unico sistema semplice è quello di adagiarlo orizzontalmente sul pavimento e spruzzare in aria, a circa un metro sopra di esso, della polvere fosforescente mescolata in un bicchiere d'acqua, usando un nebulizzatore ad aria compressa che si può acquistare presso qualsiasi negozio di modellismo. In tal modo la polvere si depositerà omogeneamente sul foglio nel giro di pochi secondi.

Questo lavoro dovrà essere fatto prima di iniziare il disegno e in un ambiente non esposto a correnti d'aria. Ma questo fondo cielo è estremamente delicato: basta infatti sfiorarlo con un dito per cancellarlo irreparabilmente. Bisognerà quindi fissarlo subito alla superficie stendendovi direttamente sopra uno strato di flatting a spruzzo, una vernice trasparente che si trova nei soliti negozi di modellismo. Lo stesso flatting servirà a proteggere il disegno una volta terminato. Per i disegni fluorescenti, che devono essere osservati alla luce di Wood, è importante che il flatting non sia esso stesso fluorescente, altrimenti si vedrà un velo leggermente luminoso su tutta l'immagine: il prodotto migliore sotto questo aspetto è il Mono-Glass della MOLAK, che dovrà essere un po' diluito per evitare la formazione di filamenti indesiderati durante lo spruzzo.


Con questi accorgimenti, molto più semplici nella realtà di come possono essere apparsi da queste parole, e con un po' di pratica sarà possibile ritrarre tutti gli oggetti celesti che ci piacerà osservare, e poterli rivedere comodamente a casa rivivendone il fascino.

I disegni più spettacolari sono certamente quelli fosforescenti, nonostante il colore verdino che non è poi così fastidioso come sembra a prima vista, e gli oggetti del profondo cielo sono degli ottimi modelli per comunicare la bellezza dell'universo quale sola appare agli occhi di un astrofilo. Per la composizione artistica poi ci pensa il cielo stellato: sono innumerevoli i gruppetti di galassie, sparsi un po' ovunque, che sembrano esser posti proprio nella forma giusta per una bella composizione pittorica, o le nebulose diffuse dalle forme più curiose, immerse tra una miriade di stelline della Via Lattea; o ancora imprevedibili accostamenti come la nebulosa Gufo e la galassia M108, per non parlare degli ammassi globulari, che mettono a dura prova anche il disegnatore più esperto, ma di ineguagliabile bellezza se dipinti in un quadro.


Ma una delle cose più belle quando ci si trova sotto un cielo eccezionalmente limpido e stellato, di quelli che capitano solo poche volte all'anno, è certamente quella di sedersi ad osservare la figura imponente delle montagne stagliarsi nitida sulla striscia luminosa della Via Lattea, o la sagoma sconcertante di un albero spoglio che lascia intravedere tra i suoi rami una costellazione che sta sorgendo; magari con della musica "new age" in sottofondo o forse ancor meglio nel calmo silenzio della notte, che solo in montagna ormai è possibile ascoltare... questo è il romanticismo dell'astronomia, che dai tempi del Flammarion è stato dimenticato!

Un quadro fosforescente di grande formato è in grado di ritrarre queste emozioni molto meglio di qualsiasi fotografia o racconto, ed è qui che la tecnica trova la sua più ampia espressione.

Per questo tipo di quadri ho trovato molto pratico usare, come cavalletto da disegno, un telo da proiezione per diapositive, sul quale il grande cartone, già preparato col fondo cielo, viene fissato con del nastro adesivo. In questo caso una sola lampada di Wood non è sufficiente ad illuminare l'intero disegno, ma bisognerà comprarne almeno tre, insieme ad un'opportuna serie di batterie.

Gli alberi e le montagne verranno disegnati scurendo il fondo cielo col carboncino o col pennarello, e dosando bene i chiaroscuri non sarà difficile ritrarre anche la nebbiolina più chiara che sale dalla valle, o il chiarore nel cielo della luce zodiacale o di una città lontana. Le stelle verranno disegnate a partire dalle più luminose, mentre le più deboli verranno rese scurendo opportunamente col carboncino il punto disegnato, dopo aver atteso che si sia essiccata la vernice. Chiaramente se già si conosce l'inquadratura del disegno, le stelle potranno essere disegnate a casa riprendendone le esatte posizioni da un atlante o da una fotografia. La cosa più difficile è la Via Lattea, che va resa con il giusto contrasto rispetto al fondo cielo e al paesaggio, altrimenti il quadro rischierà di apparire inverosimile; ma disegnare delle zone estese con la matita fosforescente senza lasciare il tratto non è facile, specialmente se si usa la fodera invece del velluto.

Un'alternativa potrebbe essere quella di usare un aerografo alimentato da una bombola ad aria compressa, ma questo sistema presenta qualche inconveniente. Innanzi tutto è necessario scaldare continuamente la bombola, perché durante lo spruzzo tende a raffreddarsi, calando la potenza del getto d'aria fino ad esaurirla del tutto. In secondo luogo la consistenza piuttosto grossolana della polvere fosforescente rischia, di tanto in tanto, di intasare l'ugello dell'aerografo. Purtroppo questa polvere non può essere ridotta in grani più fini, perché qualsiasi metodo di frantumazione ne fa perdere le proprietà luminescenti; infatti ne altera la struttura cristallina, sulla perfezione della quale si basa il fenomeno. L'unico modo sarebbe quello di tagliare i grani con una lama evitando così di deformarli, ma ancora non ho trovato un modo efficace per farlo.

Recentemente tuttavia ho ottenuto dei buoni risultati collegando l'aerografo non ad una bombola, bensì ad un piccolo compressore di facilissima reperibilità: ho utilizzato infatti il compressore di un comunissimo sistema di inalazione ad aria compressa che si può trovare a poco prezzo in ogni farmacia se non perfino in casa propria o da qualche parente o amico, vista l'enorme diffusione di questi apparecchi nelle case degli italiani. Questo compressore si è mostrato sufficientemente potente per un piccolo aerografo, ho solo ritenuto opportuno adattare all'ugello una piccola valvola per la fuoriuscita dell'aria nei momenti in cui l'aerografo è chiuso.

La miscela migliore per l'aerografo si ottiene mescolando la polvere fosforescente nel flatting di cui sopra, leggermente diluito.
Unico inconveniente il compressore funziona solo con la corrente di rete.


In ogni caso è necessaria un po' di pratica per ottenere dei buoni disegni fosforescenti: la difficoltà principale è che il segno della matita si vede solo dopo alcuni secondi perché il materiale deve avere il tempo di caricarsi alla luce ultravioletta, e questo rende difficile capire subito se il tratto è troppo leggero o troppo calcato: ad esempio può capitare, se non si ha esperienza, di voler disegnare una stella di media grandezza, ma vedendola troppo debole, aggiungere subito altra vernice, col risultato indesiderato di ottenere una stella luminosa.

L'unico inconveniente non eliminabile della fosforescenza è la sua breve durata. Questa infatti non può essere prolungata caricando più a lungo il disegno, perché l'energia che il materiale è in grado di accumulare è limitata ed è quindi inutile continuare l'esposizione per più di quaranta o cinquanta secondi: oltre questo tempo l'energia assorbita è uguale a quella emessa. Tutto ciò comporta che dopo la fine dell'eccitazione l'intensità della luminescenza va calando esponenzialmente, e in pratica un disegno fosforescente può essere osservato, se si è adattati al buio, per circa cinque o dieci minuti, dopodiché sarà necessario ricaricarlo o non sarà più visibile.

In teoria un rimedio ci sarebbe: basterebbe mescolare alla vernice o alla polvere un composto radioattivo con un lungo tempo di decadimento. In tal modo il materiale sarebbe costantemente eccitato dalla radiazione e non si spegnerebbe per parecchi anni, a secondo del composto usato. Ma non è certo il caso di provarlo!

 

Ulteriori applicazioni astronomiche della fotoluminescenza

In astronomia la luminescenza trova anche altre applicazioni oltre al disegno. Si è già parlato di come le matite o i pennarelli evidenziatori possono essere usati per descrivere le osservazioni o annotare i tempi di posa, evitando completamente l'abbagliamento. Un'altra utilizzazione è quella di dipingere, con la vernice fosforescente, il crocicchio a fili del cercatore, in modo che basterà inviare una luce bianca nell'oculare e il reticolo resterà visibile per tutto il tempo necessario al puntamento del telescopio. Lo stesso potrà fare chi usa i cerchi graduati, colorando di fosforescente questi ultimi. Si potranno anche rendere luminose le incisioni sugli obiettivi fotografici o qualunque altro oggetto sia necessario trovare velocemente al buio, come cacciaviti, brucole, anelli di raccordo, viti di regolazione, ecc.

In commercio esiste poi un astrolabio fosforescente, che può essere molto utile a chi si avvicina per la prima volta all'astronomia, osservando il cielo ad occhio nudo o col binocolo.

Anche l'atlante stellare, se ha le stelle bianche su fondo nero, potrà essere consultato per fluorescenza alla luce di Wood; o ancor meglio essere reso fosforescente. Questo si può fare fotocopiando le cartine, in positivo, su di un lucido ed osservandole ponendovi dietro un foglio di carta fosforescente: in questo modo l'inconveniente dell'abbagliamento è del tutto assente. Con la stessa tecnica inoltre può diventare fosforescente anche una fotografia in bianco e nero.

Le tecniche fluorescenti e fosforescenti possono perfino essere usate insieme, sullo stesso disegno; questo infatti rende possibili degli effetti che non si possono ottenere con le tecniche normali. Ad esempio è molto elegante firmare in fluorescente un disegno fosforescente, così il nome dell'autore può esser letto alla luce di Wood, ma non compare quando si ammira il quadro. Allo stesso modo si possono scrivere a lato del disegno i dettagli tecnici oppure, se il disegno ha scopi scientifici, come ad esempio l'osservazione della coda o dei getti di una cometa, vi si possono sovrapporre in fluorescente schemi, frecce, numeri, scale graduate o altre indicazioni, senza rovinare affatto la bellezza del disegno. O ancora si possono confrontare direttamente le osservazioni dello stesso oggetto con due telescopi di diversa apertura, rendendo in fosforescenza il disegno col telescopio di minor diametro ed in fluorescenza le parti più evanescenti e le stelline più deboli che si vedranno solo con lo strumento maggiore: così accendendo e spegnendo alternativamente la luce di Wood si avrà un immediato paragone tra le due osservazioni.

 

Conclusione

E' questa la tecnica definitiva per il disegno astronomico?

Come si è visto la tecnica fosforescente descritta in queste pagine ha ancora molti problemi da risolvere: primo fra tutti la mancanza del bianco e dei colori, oltre al problema della breve durata e dell'intensità troppo bassa per le stelle più luminose. Quindi c'è ancora molto da fare per migliorarla; ma credo che la strada sia buona.

Dai molti disegni che ho ormai realizzato con queste tecniche, credo di poter concludere che il disegno luminescente ha certamente le carte per proporsi come valida alternativa ed evoluzione degli usuali metodi di disegno astronomico.
Personalmente mi ha dato grandissime soddisfazioni e spero che si diffonda presto tra gli astrofili, contribuendo anche ad un maggiore interesse verso l'osservazione visuale che oggi, con la possibilità di acquistare a basso prezzo dobsoniani di grande diametro, unitamente alla vasta diffusione dei nuovi oculari a grande campo, ha l'occasione per spingersi verso nuovi orizzonti, come già sta facendo tra i nostri colleghi americani.

Gianluca Li Causi
10 Aprile 1994

 


APPENDICE 1: Costruzione delle matite luminescenti e del dosatore per disegnare le stelle.

 

Costruzione della matita fosforescente

Se non si dispone già della polvere della Sericol, questa può essere ottenuta dalla vernice fosforescente versando quest'ultima in un bicchiere d'acqua e mescolando per qualche secondo; poi basterà attendere circa mezz'ora che i grani di polvere che compongono la vernice si depositino sul fondo, mentre la componente liquida rimane in sospensione. A questo punto si svuota rapidamente il liquido e si ripete questo "lavaggio" una seconda volta, dopodiché la polvere ottenuta sarà pronta per la matita.

Le migliori matite le ho ottenute mescolando la polvere luminosa con della paraffina, una cera piuttosto grassa che si acquista in erboristeria, insieme ad un po' di cera di candela; oppure mescolandola con della cera e del gesso.

Per far questo bisogna prendere un vecchio cucchiaio e deformarlo in punta con una piccola pinza, in modo che termini con un beccuccio molto stretto . Dapprima vi si scioglie, sul fuoco di un fornello o di una lampada ad alcool, la paraffina e poi vi si mescola, poco alla volta con l'aiuto di una spatolina, un ugual volume di polvere luminosa. Infine l'aggiunta di un po' di cera di candela regolerà la durezza finale della matita. La giusta dose va trovata per tentativi, anche perché dipende dai gusti personali e dalla superficie su cui si disegna. In ogni caso è opportuno aggiungere più cera nel caso che la matita debba essere usata a temperature molto basse, altrimenti col freddo diventerà troppo dura e non si riuscirà a disegnare.

Con la cera e il gesso il procedimento è analogo, tranne che bisogna sciogliere il gesso nell'acqua, prima di mescolarlo con la polvere luminosa, e in tal caso la concentrazione migliore è di circa 2:1:2 in volume per la polvere, la cera e il gesso. La matita fatta in questo modo è più farinosa e un po' meno grassa della precedente, e rende leggermente meglio nel riempimento di zone ampie; mentre quella con la paraffina riesce a disegnare dei tratti più sottili e funziona meglio per definire i contorni e i particolari più fini.

La miscela così ottenuta viene quindi versata dal beccuccio, in una sola volta, in un tubicino di metallo di 5mm di diametro, tenuto in posizione verticale tramite una pinza o meglio una "terza mano", e con l'apertura inferiore appoggiata sul piano del tavolo. Non è male scaldare il tubo prima di versare l'impasto, in modo che questo non si freddi subito al contatto col metallo.

A questo punto si lascia raffreddare bene il tutto, dopodiché la mina fosforescente viene estratta sollevando il tubicino, mantenuto sempre in posizione perfettamente verticale, e scaldandolo lateralmente con una fiamma intensa ma di breve durata, appena qualche secondo. In questo modo la paraffina si scioglie solo sulla superficie laterale della mina, che comincia quindi ad uscire molto lentamente sotto il suo stesso peso. Questa è l'operazione più delicata di tutto il lavoro e ci vuole un po' di pratica per riuscirvi bene. La parte di mina che sta uscendo deve essere subito freddata soffiandovi attorno, oppure con un apposito getto d'aria continuo. Così poco alla volta tutta la mina uscirà dal tubicino; ma bisogna stare molto attenti a non scaldarlo troppo, altrimenti il calore avrà tempo di trasmettersi a tutto il volume della mina e questa si scioglierà completamente. Per questo è consigliabile mettere sotto all'apertura del tubo il cucchiaio usato per scaldare l'impasto, cosicché si potrà sciogliere di nuovo il materiale eventualmente colato fuori e ripetere il procedimento con più attenzione.

La mina così ottenuta verrà usata inserendola in un portamine da 5mm, e potrà essere appuntita con un normale temperamatite.

Purtroppo non è possibile, con questo metodo, fare una mina più sottile, perché il materiale anche se ben riscaldato è sempre piuttosto denso, e se venisse versato in un tubicino più stretto si formerebbero delle bolle d'aria che vi rimarrebbero intrappolate, frammentando la mina.

Questa matita fosforescente non ha la stessa consistenza dei comuni pastelli né la loro finezza ed uniformità nel tratto. Credo che ciò sia dovuto principalmente alla grossolanità della polvere fosforescente, ed in secondo luogo sicuramente anche alla diversa composizione delle matite commerciali, che non conosco. Si presta tuttavia molto bene per il disegno astronomico.

 


Fig. 4: Attrezzatura e materiali che servono per la costruzione delle matite fluorescenti e fosforescenti

 

Costruzione della matita fluorescente bianca

In questo caso la polvere viene estratta direttamente della vernice con lo stesso procedimento illustrato per la matita fosforescente, solo che bisogna aspettare più a lungo per lasciarla depositare perché è molto più fine. Per l'impasto si procede come nel caso fosforescente rispettando le proporzioni di 2:1 per polvere e paraffina e di 2:1:1 per polvere, cera e gesso. E' importante ricordarsi di aggiungere alla vernice bianca alcune gocce di colore fluorescente giallo, altrimenti il colore di luminescenza apparirà blu-violetto.      

 

Costruzione dei dosatori a siringa per le stelle

Fig. 5: Vista esplosa del dosatore per le stelle e di una penna a sfera con pulsante.
Le parti "A" e "B" sono quelle che nella penna permettono alla mina di uscire e rientrare; per la punta del dosatore, come è indicato nella foto, si deve usare il pezzo "A".

Come descritto nel testo, le matite e i pennelli non sono adatti a disegnare le stelle. Per farlo sarà opportuno costruire uno strumento che permetta di dosare con facilità la quantità di colore necessario e che possa riprodurre la puntiformità delle stelle.

Questo consiste in una siringa di plastica, dietro al pistone della quale viene incollato un tubo chiuso, con una biglia di vetro al suo interno (fig.5). Nella siringa si mette poi la vernice, fluorescente o fosforescente, che deve essere inserita posteriormente, facendo attenzione a non formare bolle d'aria. Questo perché la densità di tali vernici non permette di aspirarle direttamente dall'ugello della siringa. Al posto dell'ago infine, viene incollata una punta di plastica sulla quale sarà stato praticato un forellino da mezzo millimetro, o meno ancora. Per fare questa punta ho utilizzato una parte in plastica, illustrata nella foto, del sistema a molla che si usa per fare uscire e rientrare la mina nelle penne a sfera. Infatti questo oggetto ha già la boccola del giusto diametro per adattasi alla siringa, mentre l'altro estremo viene bucato con uno spillo e sagomato a punta.

La siringa si tiene in mano come una matita e per far fuoriuscire i piccolissimi quantitativi di colore che servono a disegnare le stelle, si fa oscillare in alto e in basso in modo che la biglia colpisca il pistone, una o più volte, spingendolo in modo quasi impercettibile, ma sufficiente a dosare appena una gocciolina di vernice. Questo strumento è molto pratico e permette di disegnare parecchie stelle al minuto.

Infine è importante ricordarsi, nei momenti anche brevi in cui la siringa non viene usata, di richiudere subito il foro con lo spillo, altrimenti la vernice potrebbe asciugarsi ed ostruirlo.

 

 

 

 


APPENDICE 2: Reperibilità dei materiali citati nel testo.

 

Lampada di Wood ad onda lunga:

Il tubo fluorescente da 4 watt costa 15.000 lire e si trova nei più forniti negozi di elettricità o filatelia; a Roma si trova da Germini in Via Cavour, 270.

Filtro di Wood:

Un pezzo di filtro dallo spessore di 2mm e della grandezza di 2,5x10cm costa 50.000 lire e si deve ordinare alla ditta "Pasi", Via Goito 8, Torino, Tel.: 011/6507033. E' molto conveniente far tagliare in due il filtro e sovrapporre le due parti per ottenere la quasi completa eliminazione del visibile.

Guanti in "pile":

Sono molto economici e si trovano, nel periodo invernale, presso qualsiasi negozio di articoli sportivi. E' utile tingerli esternamente di nero opaco per eliminarne la fluorescenza. Il prezzo si aggira intorno alle 10.000 lire.

Pennarelli evidenziatori:

Si trovano in tutte le cartolerie, ma non sono molto diffusi quelli a punta fine.

Matite colorate evidenziatrici:

Si trovano nei più forniti negozi di arti grafiche o forniture per ufficio. Attenti al blu che non è affatto fluorescente!

Colori acrilici "Cril Fluor":

Serie di 12 colori, compreso il bianco, in barattoli da 110ml. Costano circa 10.000. A Roma si trovano nel negozio di cornici "Di Giorgio" in Via Orazio dello Sbirro 3/5, ad Ostia.

Vernice fosforescente della UCIC:

Si chiama LUMEN FOSFOR 30 e si trova in barattoli da 50ml al prezzo di 9.000 lire e da mezzo litro al prezzo di 60.000 lire. L'indirizzo della UCIC è: Fabbrica Colori UCIC, Strada Valmanera 44, 14100 Asti, Tel. 0141/271212274666. A Roma si trova alla ferramenta Marcucci, Via di Porta Castello 36.

Polvere fosforescente:

Ha un prezzo di 15.000 lire l'etto ed è prodotta dalla "Sericol". A Roma si trova al negozio di fornitura per serigrafia "Due Ci" in Via dei Granatieri 57.

Fogli fosforescenti autoadesivi:

Sono dei fogli in formato A1 prodotti dalla Cartongraf e si chiamano "Cartongraf luminescente". Il prezzo al pubblico è decisamente elevato: 28.000 lire a foglio, ma il minimo fatturabile è di cinquanta fogli! A Roma si trovano sempre da "Due Ci".

Alternativamente si può acquistare un'immagine fosforescente della Luna (vedi di seguito la voce "astrolabio fosforescente"), e cancellare il disegno stampato con un batuffolo di cotone imbevuto di diluente per vernici alla nitro. Il prezzo di un'immagine di circa trenta centimetri di diametro è di 16.000 lire.

Carta velluto nera autoadesiva:

Noto anche col nome di vellutello si compra a metraggio e viene tagliata da un nastro di 45cm di larghezza, perciò se è necessario ricoprire un cartone in formato A1 è meglio comprare la carta velluto nera non autoadesiva, che è disponibile fino ad un metro di larghezza, e poi stenderla su un foglio biadesivo, come descritto nel testo riguardo alla fodera. Se serve una superficie ancora più morbida si può anche optare per il velluto sintetico, che ha la stessa consistenza del vero velluto. Questi materiali si trovano nei negozi di forniture per tappezzeria o legatoria e sono molto economici.

Anticongelante:

E’ lo stesso che si usa per il radiatore della macchina. Il suo colore celestino non altera il colore della luminescenza.

Fodera nera:

Si trova in qualsiasi negozio di fornitura per sarti, ma ci sono vari tipi di fodera: questa deve essere sottile e non deve avere strani riflessi, per esser sicuri sarà meglio prendere un piccolo pezzo di ogni stoffa e vedere alla luce di Wood quale di queste appare più scura. Costa circa 4.000 lire al metro quadro.

Carta biadesiva:

É una sottilissima pellicola trasparente protetta da due fogli plasticati in formato A1, il tipo migliore è il FasTouch della Fasson. Si trova nei negozi di fornitura per serigrafia, come la suddetta "Due Ci" a Roma, e forse anche nelle più fornite cartolerie, a lire 7.000.

Nebulizzatore ad aria compressa:

Si trova in quasi tutti i negozi di modellismo, dove si trovano anche le bombole di aria compressa al prezzo di 10.000 lire ciascuna.

Flatting a spruzzo:

Come detto nel testo il migliore è il MonoGlass della MOLAK che si trova in alcuni negozi di modellismo. A Roma si trova da "Aereomodelli" in Piazza Salerno 8 e costa 3.000 lire.

Aerografo:

Anche questo strumento si trova nei migliori negozi di modellismo. Il prezzo di un buon aerografo può superare le centomila lire.

Compressore:

É conveniente usare il piccolo compressore dei moderni apparecchi inalatori, si trova in farmacia ad un prezzo medio poco superiore alle 50 mila lire, ma probabilmente qualche vostro parente ne ha uno dimenticato nell'armadio, è infatti molto diffuso.

Presso un fornito negozio di modellismo si può trovare anche un compressore per aerografi a batterie ricaricabili, costruito da una ditta giapponese, ma il prezzo è alto: circa 350 mila lire, a Roma da "Tre elle" in Via Baldo degli Ubaldi.

Valvola per il compressore:

Quando tra una spruzzata e l'altra l'aerografo è temporaneamente chiuso, l'aria del compressore non trova alcuna uscita e questo potrebbe alla lunga danneggiare il compressore stesso. Perciò si può adattare alla sua uscita un tubicino di metallo, sulla parete del quale saràù praticato un foro e su questo verrà saldata una comunissima valvola per la macchinetta del caffè, reperibile in un negozio di ricambi per elettrodomestici.

Astrolabio fosforescente:

E’ un comodo astrolabio, in grande formato, con stelle, costellazioni e scritte luminose e molto nitide. Si chiama "Il Planisfero del Cielo" ed è distribuito in Italia dalla Selegiochi, Via Fumagalli 6, 20143 Milano. A Roma si può acquistare da Punto Ottica in Via Benedetto Croce, 139.

Questo astrolabio è prodotto dalla ditta spagnola MELQUIADES Y MERLIN, INT. S.L. c/ Capilla, 1921 08190 La Floresta (Barcelona), Fax: 6750763, la quale produce anche delle immagini dei pianeti e della Luna fosforescenti autoadesive, nonché una plastilina fosforescente con cui poter modellare delle forme visibili al buio. Questi ultimi prodotti si possono trovare in alcuni negozi di giocattoli: a Roma alla "Città del Sole" in Via della Scrofa, 65.

Paraffina:

E’ una cera piuttosto grassa di colore bianco e si trova, in forma di piccole palline, nei negozi di erboristeria.

Terza mano:

E’ uno strumento molto utile dotato di due piccole pinze orientabili in vario modo per mezzo di una struttura snodabile di sostegno e si trova nei negozi di modellismo.

Portamine da 5mm:

Si trova al prezzo di 10.000 lire nei più forniti negozi di grafica o di forniture per ufficio.

Cera:

Si usa la cera delle comuni candele; il colore della cera non cambia quello della luminescenza.

Gesso:

E’ il comune gesso per muro, reperibile in ogni ferramenta. Per le matite deve essere molto diluito.

Biglie di vetro:

Sono quelle piccole da un centimetro e mezzo; si acquistano nei negozi di giocattoli.

 

 


APPENDICE 3: Bibliografia sui fenomeni della fluorescenza e della fosforescenza.

 

- "Les applications pratiques de la luminescence", di Maurice Déribéré, Editeur Dunod, Paris 1955

Questo è il libro più interessante che ho trovato riguardo alle applicazioni pratiche della fluorescenza e della fosforescenza nei vari colori, con le relative formule chimiche dei prodotti principali. Sono anche citati i nomi di numerose ditte francesi che nella prima metà del secolo producevano colori fosforescenti. Inoltre è denso di riferimenti bibliografici dai quali possono partire ulteriori ricerche. Il libro si trova alla Biblioteca del C.N.R. di Roma, Piazzale Aldo Moro 7.

- "Les couleurs phosphorescentes et leurs application", di J.H.Frydlender, in "La Revue des Produits Chimiques", t. XLVIII, p. 137, 1946.

In questo articolo l'autore descrive i metodi di preparazione delle vernici fosforescenti; viene anche citata una grande fabbrica americana di allora che produceva colori fosforescenti. La rivista si trova solo presso la Biblioteca di Economia e Commercio dell'Università di Genova, Via Bertani 1, 16125 Genova.

 

- "Symposium on preparation and characteristics of solid luminescent materials", Cornell University, Chapman & Hall, London 1948

Libro ottimo per conoscere gli spettri di emissione, la composizione chimica, la preparazione e i diagrammi di durata di vari materiali fluorescenti e fosforescenti. Ho trovato questo libro presso la Biblioteca della Facoltà di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, Piazzale Aldo Moro 5.
 

- "Luminescencia", di Andrea Levialdi, Buenos Aires 1946

Libro di esposizione generale dei fenomeni della luminescenza, spiegazione fisica del fenomeno, composizioni chimiche, durata e intensità, ecc. In lingua spagnola. L'ho trovato presso la Biblioteca della Facoltà di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, Piazzale Aldo Moro 5.
 

- "Fluorescence et phosphorescence", di Maurice Curie, Hermann, Paris 1946

In questo libro di carattere generale vengono descritti i diversi tipi di luminescenza e vengono spiegati fisicamente la fluorescenza e la fosforescenza. Ci sono anche le "ricette" per preparare i colori fosforescenti, ma sono molto esemplificate: in realtà la estrema purezza richiesta per i materiali, la lavorazione ad alte temperature, e la complessità chimica dei prodotti, rendono impossibile preparare in casa questi colori sperando di ottenere gli effetti desiderati. Anche questo libro si trova presso la Biblioteca della Facoltà di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, Piazzale Aldo Moro 5.
 

- "Journal of Luminescence"

Questo è un periodico specialistico completamente dedicato all'argomento, anche se prevalgono di gran lunga gli studi sulla fluorescenza; è molto tecnico e non vi si trovano affatto riferimenti a prodotti commerciali. La rivista è in possesso della Biblioteca del C.N.R. di Roma, Piazzale Aldo Moro 7.
 

- "Visual astronomy of the deep sky", di Roger N.Clark, Cambridge University Press 1991

Questo eccellente libro non riguarda la luminescenza ma l'osservazione visuale. Recensito anche da "l'Astronomia" nel numero 118, è sicuramente il migliore nel suo campo: l'autore introduce, a seguito dei suoi studi sul comportamento dell'occhio umano nell'osservazione di oggetti deboli, moltissimi nuovi concetti che mostrano spesso l'erroneità di alcune opinioni diffuse tra gli astrofili. Lo consiglio a tutti gli osservatori del profondo cielo.



Panorama notturno alle pendici del Corno Piccolo I disegni fosforecenti