L'aurora boreale dalla Norvegia del Nord

Racconto di un'emozione straordinaria

Le foto dell'aurora

Le foto del viaggio

La tenda di luce si dispiegava davanti a noi, dall’altro lato dell’interminabile strada innevata che ci aveva condotto fin lì.
Era immensa e brillava di una diafana luminescenza di un verde scialbo ma inequivocabile.
Lentamente si caricava per poi, altrettanto lentamente, affievolirsi.
A un tratto il suo margine inferiore si accese di un bagliore più intenso, che la staccò dalla superficie del cielo e la collocò immediatamente in uno spazio più lontano, al di là delle nuvole.

Solo allora mostrò distintamente la sua tridimensionale estensione: essa riempiva uno spazio del tutto nuovo alla vista, dove mai altrimenti i nostri occhi avrebbero potuto posarsi su alcunché: al di sotto del cielo stellato, ma molto più in alto delle nuvole, una percezione nuova e affascinante che faceva di quel basso strato di nuvole un confine tra ciò che è della terra e ciò che è dello spazio, una barriera oltre la quale è solo possibile sbirciare.
Durò per qualche minuto, forse, che tuttavia trascorse in una manciata di secondi.
Ci spostammo di alcuni chilometri fino a un fiordo illuminato dalla città costiera di Vadso sulla riva opposta.
Nuovamente il cielo si animò, questa volta a partire da un nucleo luminoso da cui si dipartì un braccio che si estese e si avvolse sopra le nostre teste in una spirale che riempì metà del cielo.
Dal lato opposto, oltre la stella Polare, inusualmente vicina allo zenith, si accendevano e si spegnevano più piccoli drappeggi, in forma di larghe onde sinusoidali la cui ampiezza diminuiva, come l'intensità, scendendo verso l'orizzonte.
Forme impalpabili, effimeri fantasmi della notte che svaniscono nel buio del cielo non appena si accorgono di essere guardati lasciando negli occhi un desiderio inappagato di nutrisri ancora di altre luci e altre forme.
Come zucchero filato che lascia le labbra ancor più vogliose al bimbo che l'ha appena assaggiato né mai riuscirà a soddisfarlo, così quell'emozione forte e inafferrabile lasciò i nostri cuori sospesi nell'atto stesso di abbracciarla.

Le nostre macchine fotografiche scattavano a ritmo serrato per cercare di raccogliere ogni raggio di luce, ogni movimento, ogni lasso temporale di quelle forme in evoluzione, nel disperato e vano tentativo di congelare il divenire per consentirci almeno la consolazione di un simulacro da rivedere e su cui sognare nei giorni futuri.
Telefonammo subito ai nostri amici e alle nostre famiglie per gridare la nostra gioia, forse spinti inconsapevolmente da un innato istinto di trasmettere e moltiplicare quell'esperienza, duplicandola nei cuori di coloro con cui abbiamo scelto di condividere la nostra vita; come se fosse un sacrilegio lasciar che il tempo la inghiottisse nel passato.
L'aurora intanto si affievoliva e le nuvole non si attardavano a riprendere il loro posto mentre la mente già correva in avanti immaginando gli spettacoli che speravamo di vedere nelle notti seguenti.
I nostri corpi si accorsero del gelo notturno, ci incitammo a vicenda a rientrare subito in macchina per cercare un nuovo scenario, un nuovo squarcio tra le nuvole, per proseguire senza tregua una nottata ancora lunga.
Eravamo molto stanchi, dopo quattro notti insonni sotto le nuvole e mille chilometri percorsi in due giorni, ventisei gradi sotto zero non sono uno scherzo!
"Resterò fino all'alba" dichiarai bugiardamente a me stesso mentre ero immerso nella neve fino alla cintola, la testa ritorta all'indietro sul tronco mal piegato per visionare l'ennesima scomoda inquadratura.
Sembrò che la volta celeste si stesse preparando ad un evento biblico quando dietro le case inabitate scesero come festoni dei tenui nastri luminosi, corridoi magnetici per fiotti di elettroni che vi si tuffano dopo un viaggio di giorni dalla superficie del Sole.
Prendemmo la via di casa; guidavamo su strade di ghiaccio solcate da misteriosi fantasmi di neve che scivolavano senza attrito al tempo stesso intasando e ripulendo la strada continuamente.
Lo sguardo era sempre attento al finestrino, pronto a dare l'allarme alla vista di ogni sospetto bagliore luminoso.
Nella mente la verde aurora e nel cuore la consapevolezza di avercela fatta, contro il destino che non voleva.

Tana Bru, Norvegia
Febbraio 2011